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LE TRE BECCACCE - 2^ giornata


2^ giornata
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Era giorno da un pezzo ma non sapevo decidere cosa fare. Era meglio andare in campagna a smaltire la sofferenza e la tristezza di ciò che era accaduto o stare in paese e informarmi sulle circostanze dei fatti?
Forse potevo perfino rendermi utile sia al colpevole sia alla povera vittima. Un consiglio, un parere o una decisione in quei momenti così drammatici erano utili e forse risolutivi. La mia indole altruista veniva a galla prepotentemente. Dovevo fare qualcosa dovevo sapere e mettermi a disposizione. Presa la decisione, mi vestii, feci una svelta colazione poi uscii.
La periferia del paese al tempo dei fatti
La piazza era un vespaio, i soliti capannelli erano diventati imponenti, sembrava uno di quei giorni che si prestano a eventi sociali. Peccato che fosse solo un evento luttuoso. Mi avvicinai a uno di quei raduni e salutai.
-        Buon giorno. Ci sono notizie più precise sui fatti di ieri?
-        Un amico di media età, persona seria e conosciuta rispose:
-        Sembra che ci fosse una battuta improvvisata, erano stati allertati dal morto che era in campagna e aveva localizzato un branco numeroso di cinghiali.
Questa fu la risposta da parte di Carmine, era uno che stava sempre a bighellonare per la piazza quindi aveva raccolto ogni minimo particolare.
Subito però s’intromise un altro:
-        E’ vero, lui stava in campagna ma voleva fare un piacere al maresciallo che lo aveva sollecitato a tenere d’occhio la zona. Appena aveva visto gli animali, aveva preso la sua Ape ed era scappato in paese ad avvisarlo. IL maresciallo aveva radunato immediatamente una buona dozzina di cacciatori informandoli dei fatti. Furono presto pronti alla partenza. Purtroppo non avevano una vera e propria organizzazione. Sembra che avessero fatto un piano. Il taglialegna doveva tornare sul posto e sorvegliare i cinghiali. La squadra dei cacciatori sarebbe arrivata poco dopo lasciando le macchine dalla parte opposta della collina e appostandosi nel canale sotto di lui. A quel punto doveva partire il segnale per il boscaiolo che doveva spingere giù il branco gridando e facendo chiasso.
I luoghi della disgrazia
potrebbero essere stati questi







Il giovane si fermò un attimo per cogliere negli astanti ogni segno di tensione, capire se avevano afferrato il concetto e la gravità delle decisioni poi continuò:
-        Così fu fatto ma, prima che la squadra improvvisata raggiungesse il luogo e desse il segnale alla vedetta, il branco era partito; lui medesimo si era avviato dietro con urla di avviso e rumori atti a innervosire il branco e farlo andare verso le poste improvvisate. Qui però avvenne l’imponderabile che sconvolse la battuta. Uno dei cacciatori era arrivato velocemente ad appostarsi e sentiva un grande rumore fra le frasche fitte. Preso dalla frenesia, forse dal panico, decise di avventare una fucilata nella macchia dove vedeva muovere arbusti e rami. Alla fucilata seguì un urlo disumano e le parole: “Mi hai ammazzato”. Seguì anche il nome dello sprovveduto che era stato ben individuato dal maldestro battitore che dal colle vedeva tutto. Non si aspettava certo che qualcuno sparasse senza mirare a un preciso bersaglio. Gli feci un cenno d’intesa e replicai:
-        Ho capito. E’ stata una follia, una disorganizzazione totale; purtroppo i partecipanti non erano in grado di capire come si organizza una vera battuta al cinghiale. Può darsi però che chi ha sparato abbia mancato di seguire le direttive di chi organizzava la caccia.




Il paese era un borgo di poche anime. Qui è sotto la neve come potrebbe essere stato al tempo del racconto.


La mia obiezione fu raccolta da Giuseppe:
-        Che ne sanno di caccia al cinghiale questi poveracci. Qui i cinghiali erano finiti dal dopo guerra; allora c’erano valenti cacciatori che sapevano tutto. Questi sono solo degli sprovveduti sparatori che hanno un fucile e sparano a casaccio.
Tutti assentirono dondolando il capo. Io restai colpito dalla superficialità dei soggetti collegati alla disgrazia. Tentai di approfondire ulteriormente:
-        E il maresciallo? Lui doveva sapere che le armi sono pericolose e la caccia ha delle regole. Non si può partire con una dozzina di cacciatori improvvisati che non hanno alcuna pratica.
Luigi prese la parola abbassando il tono in modo complice:
-        Voi sapete chi sia stato veramente a sparare? Dicono che il più pericoloso fosse proprio il maresciallo che aveva tanta adrenalina addosso e voleva conquistarsi un momento di gloria.
Tutti tacquero consci che quelle parole avevano un peso enorme, io masticai qualche rimprovero poi sillabai fermamente:
-        Non facciamo pettegolezzi inutili e anche pericolosi; ci penserà la legge a chiarire tutto.
Un giovanotto che si era avvicinato aveva raccolto le parole di Luigi, lo vedevo tentennare la testa; sapevo che era un po’ picchiato e il suo tentennare non mi coinvolse più di tanto, però mi feci attento quando disse:
-        E la legge chi è? La legge era già sul posto quando accadde tutto.
A queste parole seguì un silenzio tombale. Sembrava che la fiducia nella legge degli uomini fosse proprio al più basso dei livelli. A quel punto un vecchio saggio ficcato in un cappotto spigato color marrone e con un largo cappello in testa si volse per andarsene ma prima proferì:
-        Amaro chi ci incappa; chi muore ha sempre torto e chi vive fa i conti con la sua coscienza.
Sembrò una sentenza alla quale non si poteva replicare; tutti si volsero e l’adunata si sciolse. Pensai bene di andarmene anch'io.
Verso le undici arrivò una telefonata, mia madre mi chiamò e mi dette il microfono in mano, disse solo:
-        C’è Galy.
-        Pronto, ciao; come mai una chiamata a quest’ora?
Galy era mio cugino, cacciatore esperto e avvocato, nutrivo affetto e stima per lui sia in una sia nell'altra veste. Del resto era stato uno dei miei maestri di caccia e di vita.
-        Cos'è accaduto? Qui a Crotone sono arrivate notizie frammentarie tramite i viaggiatori che scendono in città per lavoro. Parlano di un incidente venatorio che ha causato un morto. E’ vero?
-        Purtroppo sì, ero fuori proprio per avere notizie più precise.
-        Raccontami tutto.
Dissi quel che sapevo e confermai gli orari e le persone coinvolte; gli dissi che ero nei pressi anch'io con nostro cugino Ciccio, poco distante . Lui mi fermò un attimo:
-        Ma è vero che c’era anche il maresciallo con loro?
-         Sì.
-        Senti… tu che rapporti hai con i familiari della vittima?
-        Ottimi, conoscevo lui e tutti i suoi fratelli. Sono brave persone.
-        Bene, allora vai a trovarli e suggerisci loro di mettersi in contatto con me, dai il numero di telefono e spiega che ora si devono fare le pratiche assicurative, accertare le responsabilità, cercare di non fare stravolgere le notizie perché potrebbero rischiare di aggiungere danno alla beffa di una mancata rivalsa assicurativa.
-        Ho capito, andrò subito; ti chiamo immediatamente dopo, però ti anticipo che loro sicuramente seguiranno il mio suggerimento. Ti consiglio di metterti in macchina e venire subito qui.
-        Va bene, lo farò volentieri, aspettami così andiamo assieme e mi aiuterai a mettere a posto il castello di notizie e supposizioni. Dovremo battere il ferro finché è caldo altrimenti poi potrebbero esserci inquinamenti.
-        Va bene, ti aspetto.

Così la conversazione fu chiusa. Lui arrivò con la sua Volkswagen verde dopo appena un’ora. A tempo per fare un velocissimo pranzo. Poi ci recammo in casa della disperata famiglia del morto.

(segue).......

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