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giornata
_____________
Era
giorno da un pezzo ma non sapevo decidere cosa fare. Era meglio andare in
campagna a smaltire la sofferenza e la tristezza di ciò che era accaduto o
stare in paese e informarmi sulle circostanze dei fatti?
Forse
potevo perfino rendermi utile sia al colpevole sia alla povera vittima. Un
consiglio, un parere o una decisione in quei momenti così drammatici erano
utili e forse risolutivi. La mia indole altruista veniva a galla prepotentemente.
Dovevo fare qualcosa dovevo sapere e mettermi a disposizione. Presa la decisione,
mi vestii, feci una svelta colazione poi uscii.
La periferia del paese al tempo dei fatti |
La
piazza era un vespaio, i soliti capannelli erano diventati imponenti, sembrava
uno di quei giorni che si prestano a eventi sociali. Peccato che fosse solo un
evento luttuoso. Mi avvicinai a uno di quei raduni e salutai.
-
Buon giorno. Ci sono notizie più precise sui
fatti di ieri?
-
Un amico di media età, persona seria e
conosciuta rispose:
-
Sembra che ci fosse una battuta improvvisata,
erano stati allertati dal morto che era in campagna e aveva localizzato un
branco numeroso di cinghiali.
Questa
fu la risposta da parte di Carmine, era uno che stava sempre a bighellonare per
la piazza quindi aveva raccolto ogni minimo particolare.
Subito
però s’intromise un altro:
-
E’ vero, lui stava in campagna ma voleva fare un
piacere al maresciallo che lo aveva sollecitato a tenere d’occhio la zona.
Appena aveva visto gli animali, aveva preso la sua Ape ed era scappato in paese
ad avvisarlo. IL maresciallo aveva radunato immediatamente una buona dozzina di
cacciatori informandoli dei fatti. Furono presto pronti alla partenza.
Purtroppo non avevano una vera e propria organizzazione. Sembra che avessero
fatto un piano. Il taglialegna doveva tornare sul posto e sorvegliare i
cinghiali. La squadra dei cacciatori sarebbe arrivata poco dopo lasciando le
macchine dalla parte opposta della collina e appostandosi nel canale sotto di
lui. A quel punto doveva partire il segnale per il boscaiolo che doveva
spingere giù il branco gridando e facendo chiasso.
I luoghi della disgrazia potrebbero essere stati questi |
Il
giovane si fermò un attimo per cogliere negli astanti ogni segno di tensione,
capire se avevano afferrato il concetto e la gravità delle decisioni poi
continuò:
-
Così fu fatto ma, prima che la squadra
improvvisata raggiungesse il luogo e desse il segnale alla vedetta, il branco
era partito; lui medesimo si era avviato dietro con urla di avviso e rumori
atti a innervosire il branco e farlo andare verso le poste improvvisate. Qui
però avvenne l’imponderabile che sconvolse la battuta. Uno dei cacciatori era
arrivato velocemente ad appostarsi e sentiva un grande rumore fra le frasche
fitte. Preso dalla frenesia, forse dal panico, decise di avventare una fucilata
nella macchia dove vedeva muovere arbusti e rami. Alla fucilata seguì un urlo
disumano e le parole: “Mi hai ammazzato”. Seguì anche il nome dello sprovveduto
che era stato ben individuato dal maldestro battitore che dal colle vedeva
tutto. Non si aspettava certo che qualcuno sparasse senza mirare a un preciso bersaglio.
Gli feci un cenno d’intesa e replicai:
-
Ho capito. E’ stata una follia, una
disorganizzazione totale; purtroppo i partecipanti non erano in grado di capire
come si organizza una vera battuta al cinghiale. Può darsi però che chi ha
sparato abbia mancato di seguire le direttive di chi organizzava la caccia.
Il paese era un borgo di poche anime. Qui è sotto la neve come potrebbe essere stato al tempo del racconto. |
La
mia obiezione fu raccolta da Giuseppe:
-
Che ne sanno di caccia al cinghiale questi poveracci.
Qui i cinghiali erano finiti dal dopo guerra; allora c’erano valenti cacciatori
che sapevano tutto. Questi sono solo degli sprovveduti sparatori che hanno un
fucile e sparano a casaccio.
Tutti
assentirono dondolando il capo. Io restai colpito dalla superficialità dei
soggetti collegati alla disgrazia. Tentai di approfondire ulteriormente:
-
E il maresciallo? Lui doveva sapere che le armi
sono pericolose e la caccia ha delle regole. Non si può partire con una dozzina
di cacciatori improvvisati che non hanno alcuna pratica.
Luigi
prese la parola abbassando il tono in modo complice:
-
Voi sapete chi sia stato veramente a sparare?
Dicono che il più pericoloso fosse proprio il maresciallo che aveva tanta
adrenalina addosso e voleva conquistarsi un momento di gloria.
Tutti
tacquero consci che quelle parole avevano un peso enorme, io masticai qualche rimprovero
poi sillabai fermamente:
-
Non facciamo pettegolezzi inutili e anche
pericolosi; ci penserà la legge a chiarire tutto.
Un
giovanotto che si era avvicinato aveva raccolto le parole di Luigi, lo vedevo
tentennare la testa; sapevo che era un po’ picchiato e il suo tentennare non mi
coinvolse più di tanto, però mi feci attento quando disse:
-
E la legge chi è? La legge era già sul posto
quando accadde tutto.
A
queste parole seguì un silenzio tombale. Sembrava che la fiducia nella legge
degli uomini fosse proprio al più basso dei livelli. A quel punto un vecchio
saggio ficcato in un cappotto spigato color marrone e con un largo cappello in
testa si volse per andarsene ma prima proferì:
-
Amaro chi ci incappa; chi muore ha sempre torto
e chi vive fa i conti con la sua coscienza.
Sembrò
una sentenza alla quale non si poteva replicare; tutti si volsero e l’adunata
si sciolse. Pensai bene di andarmene anch'io.
Verso
le undici arrivò una telefonata, mia madre mi chiamò e mi dette il microfono in
mano, disse solo:
-
C’è Galy.
-
Pronto, ciao; come mai una chiamata a quest’ora?
Galy
era mio cugino, cacciatore esperto e avvocato, nutrivo affetto e stima per lui
sia in una sia nell'altra veste. Del resto era stato uno dei miei maestri di
caccia e di vita.
-
Cos'è accaduto? Qui a Crotone sono arrivate
notizie frammentarie tramite i viaggiatori che scendono in città per lavoro.
Parlano di un incidente venatorio che ha causato un morto. E’ vero?
-
Purtroppo sì, ero fuori proprio per avere
notizie più precise.
-
Raccontami tutto.
Dissi
quel che sapevo e confermai gli orari e le persone coinvolte; gli dissi che ero
nei pressi anch'io con nostro cugino Ciccio, poco distante . Lui mi fermò un
attimo:
-
Ma è vero che c’era anche il maresciallo con
loro?
-
Sì.
-
Senti… tu che rapporti hai con i familiari della
vittima?
-
Ottimi, conoscevo lui e tutti i suoi fratelli.
Sono brave persone.
-
Bene, allora vai a trovarli e suggerisci loro di
mettersi in contatto con me, dai il numero di telefono e spiega che ora si
devono fare le pratiche assicurative, accertare le responsabilità, cercare di
non fare stravolgere le notizie perché potrebbero rischiare di aggiungere danno
alla beffa di una mancata rivalsa assicurativa.
-
Ho capito, andrò subito; ti chiamo immediatamente
dopo, però ti anticipo che loro sicuramente seguiranno il mio suggerimento. Ti
consiglio di metterti in macchina e venire subito qui.
-
Va bene, lo farò volentieri, aspettami così
andiamo assieme e mi aiuterai a mettere a posto il castello di notizie e
supposizioni. Dovremo battere il ferro finché è caldo altrimenti poi potrebbero
esserci inquinamenti.
-
Va bene, ti aspetto.
Così
la conversazione fu chiusa. Lui arrivò con la sua Volkswagen verde dopo appena
un’ora. A tempo per fare un velocissimo pranzo. Poi ci recammo in casa della
disperata famiglia del morto.
(segue).......
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