FAIS. La stagione si presentava buona,dopo l’acqua dell’ottobre e i primi freddi già si vedevano branchetti di fringuelli e tordi che zirlavano, schizzando dalle siepi di lentisco a bacche rosse. Io avevo curato l’allenamento del mio Fais con ogni diligenza. Quaglie tutta l’estate e coturnici dal settembre. Si era irrobustito e aveva riempito le sue fasce muscolari di volumetrie lisce e lunghe. Pelo lucido, splendente, setaceo con frange lunghe e folte. La coda a scimitarra, corta e bassa fra i garretti come si conviene a un dignitario che indossa il suo abito a coda di rondine. Le macchie nere sulle orecchie e la moschettatura fuoco sul muso ne facevano un simpatico pirata che sembrava prendersi gioco di te quando ti guardava negli occhi. Pensavo e godevo, godevo e pensavo alle beccacce che ormai erano sul piede di partenza. Bastava una scrollata di neve, una tramontana vera rigida e fredda con l’aria serena delle giornate che ti fanno stringere nella cacciatora col colletto di ve
Dio mio fa che il mondo torni indietro al tempo in cui la parola d'un uomo era un valore e l'amicizia anche.Un tempo in cui bastava poco per essere felici e poco per imparare a esserlo.