La poesia che ho pubblicato fu dedicata da un amico a mio padre. Li aveva accolti l’America,il sogno di tutti oggi e sempre. Ma non quello della California assolata; quello delle fabbriche e degli altiforni,delle officine e dei mestieri. Mi piace ricordare che mio padre visse a lungo negli Stati Uniti dove si fece una posizione, si formò la sua educazione e maturò la passione per la caccia e i cani di razza pura. Lo testimonia questa poesia in dialetto calabrese,esattamente savellese, che un compaesano volle dedicargli.L’occasione della sua partenza per una visita ai vecchi genitori in Italia fu sfruttata dal poeta residente anche lui a New York. La poesia è densa di nostalgia come è d’uopo. Purtuttavia si nota subito che, chi scrive, conosce la rima e il linguaggio risulta facilmente traducibile in Italiano, non si tratta dunque di un poeta improvvisato ma ispirato. Scrive in vernacolo solo per sottolineare l’imperituro amore per il borgo natio e il paese d’origine.Molto molto
Dio mio fa che il mondo torni indietro al tempo in cui la parola d'un uomo era un valore e l'amicizia anche.Un tempo in cui bastava poco per essere felici e poco per imparare a esserlo.