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QUATTRO POINTER DA BRIVIDI.



La Dea, La Susy, Il Gyp, La Nora.


Di pointer e di setter ne sentii parlare da mio padre. Prima di ogni altro. Ne aveva portato uno per ognuna delle due razze, dagli Stati Uniti, al suo rientro in Italia nel 1927 circa. Assieme aveva portato anche una Beagle e un Fox Hound. Tutti erano cani di genealogie eccezionali, iscritti al Kennel Club e allevati nel suo canile in Virginia.

Furono tutti, nel proprio lavoro, di eccellente riuscita. Non furono però accolti dai suoi compagni di caccia, per una serie di motivi, col medesimo entusiasmo.
Erano tempi grami e la caccia tradizionale di quei tempi e territori si svolgeva coi segugi.
I cani da ferma erano considerati un lusso e roba da signori quindi da tenere ben alla larga dalle proprie case.
Ben presto mio padre si disfece dell'ottimo setter inglese Llewellyng che aveva chiamato "Sport" cedendolo ad un appassionato cacciatore di beccacce. Tenne per se la Pointer motivato dalla sua statura più leggera; mangiava poco e ingombrava meno del setter. Sembravano e forse erano ottime ragioni. A quei tempi.
 Sentire parlare dei suoi segugi mi faceva sognare ma quando parlava della sua pointer "Speedy" il sogno diventava orgasmo.

da questo nacque la mia passione per i pointer e i setter. Imparai ad amarli e quando fu possibile mi procurai il primo soggetto setter, "Gyp".
I pointer vennero dopo. Ma furono tutti di grande fattura, lavoratori straordinari, dotati di istinto del selvatico, infaticabili cercatori e fermatori.
 Solo la Susy imparò un riporto perfetto. Senza troppi insegnamenti, insomma lo aveva innato come un Breton.

Tutti cominciarono a cacciare Quaglie per avere i primi rudimenti  dell'approccio col selvatico. Preciso che si trattava di Quaglie vere, pedinatrici e volatrici eccezionali; specie quando le cercavamo in collina sui pendii della Sila. Si comportavano come Starne, si buttavano giù e facevano il sette sparendo all'orizzonte coperte dalla vegetazione.
In autunno cominciava il vero addestramento alle Beccacce. Si partiva presto per i boschi anche ai primi giorni d'ottobre. Tanto per fare confidenza con frasche e roveti, prendere terreno svincolandosi da me e stare all'erta per rientrare quando considerato opportuno...da loro e da me. Non ho mai avuto problemi di collegamento con questi formidabili soggetti. Lo avevano del tutto automatico e io li lasciavo andare a distanze incredibili fidandomi del loro istinto e della ferma solida e sicura senza alcuna titubanza.

Mi dettero più volte prove della loro attitudine e affidamento per cui non avevo alcun timore che facessero errori. Non ricordo che avessero mai forzato un animale se non sfrullato perché rientravano a cattivo vento. In tal caso restavano sorpresi, quasi increduli proprio come se ad un bambino capitasse di vedere un coniglio venire fuori dal cilindro di un prestigiatore.

La Dea ebbe sfortuna, un cimurro violento me la portò via molto giovane. Aveva un anno e mezzo e chissà cosa sarebbe diventata in seguito. Mi aveva solo fatto balenare le sue doti di corsa e cerca, la sue ferme bellissime e la sua intelligenza sulla beccaccia.
La Susy fu la più completa. Apprendeva da suoi errori con straordinaria velocità. Bastava farla sbagliare quanto era giusto e capiva da sola la lezione. Fu così una mattina a Quaglie, in primavera. Il campo era gremito di pennuti, lei aveva circa nove mesi. Ne involò 15/20 rincorrendole, io pazientavo. Alla fine decise di fermare con la sua scattante presa di punto in tutte le più strane posizioni.

Lo stesso fece a Beccacce. A quel tempo avevo anche un ottimo Setter già esperto. Partii verso i monti di pomeriggio.Minacciava di piovere e non mi allontanai troppo dall'auto. Li lascia andare coi campanelli attaccati. Il setter fermava e la pointer caricava. Ne involò uno sproposito. Avevo trovato un giorno di passo fantastico. Non feci nulla per correggerla perché sapevo che avrebbe capito da sola cosa fare. Infine verso sera fermò ma non feci a tempo a raggiungerla perché la beccaccia s'involo da sola. Sparai e la fermai, mi allontanai con calma dal posto e mi nascosi dietro una frasca. Arrivò felice e gioiosa sulle mie tracce mostrandomi il fagotto che aveva in bocca. Il giorno dopo ne fermò almeno sette che furono tutte abbattute fra le ginestre di una valle fatata, lungo un ruscelletto da dove schizzavano tordi che non suscitavano nessun interesse a me e a lei.

Fu quel giorno che andò in ferma, frullò la beccaccia e le sparai mentre veniva verso di me abbattendola. Lei si era girata per guardarla, si mosse la raccattò; non venne a portarmela e, con mia somma meraviglia, tornò dov'era prima e fermò nuovamente.Poco distante c'erano tre mucche a la pascolo. Pensai che fermasse a vista quei pacifici animali. Non era vero, avvicinandomi strappò con due balzi veloci e girò la testa, aveva un'altra beccaccia davanti. Abbattei anche quella al pulito oltre le basse ginestre. Portò la prima e andò svelta sulla seconda che riportò immediatamente. Cosa volere di più?

Il Gyp invece fece tribolare molto. Era un cane pieno di sangue e prepotenza nella cerca. Un vero pointer indomito e tale si conservò tutta la vita. Per arrivare ad ottenere la sua ferma ci vollero quasi due anni di addestramento. Una mattina gli legammo al collo una corda da buoi lunga una ventina di metri e lo lasciammo in un campo pianeggiante di erba medica pieno zeppo di quaglie agostane. Dalle cinque e trenta fino alle sei e trenta fu un tormento. Aveva spianato tutta l'erba medica trascinandosi la corda. Quaglie in aria tante, inseguimenti a fondo mai nemmeno l'accenno di una timida e fugace ferma. Alla fine si decise ma era stanco morto. Scattò in ferma e da allora non sbagliò mai più. Fu il terrore delle beccacce. Tant'è che uno dei mie compagni di caccia diceva sempre, chiama il "capitano", quando c'erano situazioni difficili da risolvere per reperire volatili in rimessa lunga o in posti veramente difficili e tormentati.

La Nora infine ebbe poca fortuna. passò alle prove di lavoro e solo qualche sporadica avventura sui monti fece appalesare le sue incredibili doti venatorie.
Ma erano già altri tempi, fra il primo pointer e l'ultimo erano passati quasi di 30 anni.

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