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La Transumanza.

La Transumanza.
I fatti raccontati si svolgono qui  (cliccare sul link sottolineato)

Uno scampanio continuo e cadenzato,uno zoccolio sullo stradone proprio dietro la curva che ci nasconde l'orizzonte. Ci fermiamo incuriositi mentre il cane sosta nei pressi arruffando il pelo e
scrutando nella medesima direzione.
Dopo qualche minuto, fra i pioppi e i pini, appaiono le avanguardie di un armento. Centinaia di vacche e vitelli in lento incedere sul sentiero di montagna. Il terreno trema per il calpestio e uno sciacquio del torrente denuncia la sosta delle prime bestie che si abbeverano mentre le altre premono spinte dalla sete.

Il viaggio è lungo dalle contrade montane verso le colline o le pianure dove vanno a trascorrere l'inverno. Io e mio figlio siamo a caccia. A causa dell'avvenimento inatteso dimentichiamo la nostra passione contagiati da quella rurale bellezza. Aspettiamo fiduciosi, fra pochi minuti l'ambiente tornerà tranquillo; non più muggiti e calpestio di zoccoli;non più urlacci e fischi dei vaccari che guidano la mandria a piedi e a cavallo. Una fetta di vita selvaggia e primitiva presto se la porterà via il tempo che tutto consuma e fagocita senza complessi.

Non so quante sensazioni abbia potuto produrre in mio figlio quest'avvenimento. Lui che è vissuto nella confusione della metropoli, nella selva di cemento e metallo dei palazzi e delle macchine. Ancora non ha avuto il battesimo della vera montagna dato che è alle prime uscite di caccia. In me però ha inciso come un rito preparato, un autentico regalo elargito dalla natia terra per decretare una filiale accoglienza.

Perché? Non è facile spiegarlo a chi queste cose non le sente perché non le ha vissute. A chi non ha assistito alla marca del bestiame o alla tosatura. A chi non ha sentito l'afrore che emana la vicinanza delle mandrie al pascolo o ancor più in vicinanza degli stazzi.


A chi vive la civiltà dei consumi ed è sfuggito ad un'antica fame,retaggio di una civiltà agreste avara e faticosa ma spesso unico sostegno delle povere genti del sud. Per coloro che,come me, dentro questi avvenimenti ha potuto fortunatamente guardare con un giusto distacco e con lo stomaco pieno non può comunque non restare una traccia indelebile della maestosità di questo evento ricorrente e necessitato dal cambio delle stagioni.
Questa mattina,qui ed ora. Alle sorgenti del fiume Neto. Una delle direttrici più classiche che testimoniano ogni anno questo impegno e sacrifico di uomini ed animali che si spostano in massa. All'apparenza confusamente ma sostanzialmente con tanta armonia. L'apripista in testa con gli animali dominanti che scuotono le loro pesanti campane fungono da riferimento alle giovani leve che si accalcano per non restare isolate. Al seguito vaccari giovani e cani provvedono a stimolare i pigri e i ritardatari che si fermano ad afferrare qualche ciuffo d'erba a lato di strada.


 Sulle sorgenti del Neto si consuma ogni anno quest'avvenimento. La contrada rappresenta un punto collettore per tutte le mandrie che vengono dalla Sila piccola e si spostano verso lo Jonio e i pascoli di collina. Da lì, passando per antichi tratturi chiamati chiubbiche ,lungo i crinali del Monte Spina, le vallate delle Tre Cerze,le mandrie raggiungono la piana di San Salvatore e poi Croce di Parrilla. Le tappe storiche dell'allevamento silano degli armenti che hanno sostenuto l'economia dei nostri paesi a maggioranza rurale.
A seguire, agevolati dal cammino ormai in discesa, proseguono verso L'erta del Ferro e Piano di guerra.  Alla  Crozza del morto i bovari sono soliti soffermarsi e separare le mandrie. Il bivio ormai fa le prime scelte da agevolare per un viaggio ancora molto lungo. Chi va verso la provincia di Cosenza proseguirà verso sinistra e sarà presto arrivato; pronto a godere di pascoli ancora buoni e del caldo di quelle contrade esposte al sole. Chi va verso la provincia di Crotone girerà a destra ma il cammino ancora è faticoso. Dovranno attraversare fitti boschi di querce per arrivare al Piano della regina e alla Cona e colà li aspetta l'ultimo bivio e l'ultima separazione delle mandrie. Il punto d'arrivo più lontano è Cirò. Ma forse un solo giorno non basterà per concludere il viaggio e si fermeranno nel Fiume Lipuda per rifocillarsi e abbeverarsi.

Quanta storia è scritta sul quel tracciato? Quanti uomini hanno sparso sudore e quante bestie hanno durato fatica? Una volta era di terra battuta. Nei mesi estivi ai lati si ornava di erbe e arbusti. L'odore intenso del rosmarino e della menta, del finocchietto selvatico e dell'anice stellato riempiva i polmoni e purificava i bronchi. L'acqua,lungo il percorso, scarseggiava. Per le bestie c'erano i torrenti ma per gli uomini doveva esserci la provvista che veniva salvata nelle capaci gumbule. Quei meravigliosi contenitori fatti da artigiani abili e geniali che impastavano e modellavano l'argilla e poi la cuocevano per renderla più solida e trasportabile. Il liquido trasudava e il vento raffreddava la superficie del contenitore rendendo fresca e dolce l'acqua per molte ore. Ogni tappa era obbligata da queste necessità. Le fontane erano segnate e i vaccari le conoscevano a memoria. Ognuna col suo nome e con le sue vicende.

Oggi l'intero tragitto è coperto da strade carrozzabili, spesso anche asfaltate per la comodità degli automobilisti. Le fontane spesso dismesse sono state, in alcuni posti, riadattate da amministratori o uomini lungimiranti. E' venuto il tempo in cui le mandrie si spostano sui camions. I pericoli e le fatiche sono stati molto ridotti. Non saranno più necessari i cavalli e i muli per trasportare le masserizie. Coperte,mantelli e i capaci “caccavi” dove si lavora il latte per trarne scamorze,provole e appetitosi butirri.

Purtroppo anche i cani silani da pastore neri o nero-focati, seri e maestosi forse spariranno.





Quei cani dai nomi altisonanti che ne decantano le virtù: Leone,Maresciallo Guerriero, Assassino e Pecorella. Ci sarete ancora voi a salvaguardare gli armenti, le baracche,i pagliai dai ladri a due e quattro zampe?
Sentirete ancora l'aspro odore del lupo che segue non visto, al coperto della macchia, la mandria affaticata che si attarda a falciare e ingurgitare con famelica brama l'erba o la frasca al suo passaggio? Se ne sta pronto ad assalire il vitello staccatosi dalla madre o la vacca esausta che ormai si avvia al declino della sua vita. Deve provvedere anche lui ai bisogni suoi e della famiglia.

Anche per voi tenaci guardiani è dura la vita, proprio come quella dei vostri padroni. A sera vi tocca un tozzo di pane affogato in poco siero tiepido nel contenitore scavato in un tronco di legno. La vostra cuccia sarà sotto un cespuglio nelle vicinanze della dimora pastorale. D'inverno forse fra le vacche a godere del calore che emana dai loro maestosi corpi,sempre pronti a scattare in pedi abbaiando per ogni minimo segnale di pericolo imminente.

Mentre penso la mandria ormai è quasi passata. In coda arriva il “caporale” che sta a vegliare l'andamento della transumanza. Nessuna bestia deve disperdersi,nessuna deve attardarsi. Il lupo sorveglia ogni mossa e sbadiglia contenendo i morsi della fame atavica. Arrotando i lunghi canini.

Un saluto reciproco ci ferma uno davanti all'altro. Lo conosco da anni. Mi ha visto tornare errabondo sui pascoli e i boschi, dove lui alpeggia con l'armento, mentre io vado a cercare selvaggina. Con gentilezza lo apostrofo. In fondo i custodi degli armenti sono amici dei cacciatori.
E' raro che vedano altra gente durante i lunghi mesi trascorsi all'erbaggio di montagna. I cacciatori per altro non disdegnano le loro informazioni. Se colti dal maltempo approfittano anche dei loro precari ricoveri, ospitati e spesso rifocillati in cambio di qualche sigaretta e qualche parola scherzosa. E poi le loro bestie concimano il terreno. Lo rendono ideale alla sosta della selvaggina più varia,la beccaccia ne gode immensamente cercando vermi nel loro guano.

Non è strano che questi uomini, anche quando non sono interessati alla caccia, siano invece ottimi osservatori di quanto accade loro intorno. Sono spesso in grado di dirti dove si trovi la selvaggina che hanno involato gli animali al passaggio. “Hai visto beccacce?” -“ Si lassù,dietro il colle nella pinetina bassa, sono calate presto quest'anno e con un cane buono avrete sicuramente degli incontri”. Mi rallegro perché il cane buono e bravo lo abbiamo. Lui,con un largo gesto, indica il monte di fronte, sulla vetta più alta. E' il monte di “ Spina ” sulla catena dei monti di “ Arnocampo ”, dimora preferita da branchetti di lupi ben vestiti di pelo e armati di affilate zanne. Bisognerà sorvegliare bene il cane e le sue mosse per non andare incontro a dispiaceri. Conosco bene il posto, di la dal monte c'è la  " fossa del Lupo".Un contadino vi predispose tagliole e catturò un' enorme bestia che gli insidiava gli animali da cortile.
Una volta ci si arrivava a piedi cacciando, ora ci sono stradelli di penetrazione predisposti dai carbonai per scendere a valle coi trattori e il carico di legname e carboni. Arrivederci caporale, arrivederci amico, buona fortuna e si accende la sigaretta appena offerta.

La mandria si allontana,le campane sono ormai fioche; un lento pullulare di nevischio ci fa sentire l'atmosfera di Natale più vicina e le campane somigliano tanto a quelle della chiesa madre. Un cane abbaia perché ha sentito la nostra Pointer che transita nei pressi della casa che sorveglia. Basta un fischio per richiamarla e il meticcio s'acquieta.
Io e mio figlio ci avviamo verso il monte costeggiando le sponde del ruscello. Vi abbiamo trovato spesso qualche grassa beccaccia che cercava lombrichi. Chissà se avremo fortuna anche oggi. Una l'abbiamo già avuta. Quella di rivivere un pezzo di storia che se ne va e forse non tornerà mai più.



Chiubbica = Via pubblica per consuetudine o acquisizione d'uso attraverso i tempi.
Caccavo = Maestoso contenitore in rame, stagnato all'interno, spesso alto un metro e oltre. Di forma semi conica e tronca svasato alla bocca. Veniva collocato su un apposito fornello fatto con l'argilla.
Gumbula = Contenitore in argilla che veniva cotto dopo la sua costruzione. La cottura lo rendeva parzialmente permeabile e quindi atto a prendere il fresco dallo scambio di corrente interno esterno. Aveva varie forme ma genericamente panciuto e con una o due maniglie laterali.
Butirro = Formaggio fatto di due strati,quello esterno più duro contiene il burro. Ha forma piriforme raccolta in cima a forma di fiore.

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