Di Pointer a 18 anni ne avevo solo sentito parlare da mio padre. Lui ne aveva portata una dagli Stati Uniti al suo rientro in Italia. Si chiamava "Speedy" e fu un esemplare di grande valore. Negli anni 30/40 non mancava la selvaggina sui monti della Sila per farla diventare tale.S'incaricò di portarla fuori da giovane uno dei più smaliziati e grandi cacciatori di Savelli,comune nativo di mio padre.Un certo Ciccio Bottaro che,assieme al fratello Angiolino, accompagnavano sempre mio padre nelle sue cacciate.
Mi raccontava lo stesso Ciccio che lo faceva dannare per le volate che faceva sui contrafforti del "Senapite" e al "Timparello di Lirio" cercando coturnici di peso....che ricordavano parecchie notti di Natale. Presto però attaccò a fermare e disse che riportava comne un cocker..stranezze dei Pointer.Alcuni lo fanno e altri invece non lo tollerano.
A quei tempi la velocità e la cerca ampia non erano qualità apprezzate dai cacciatori locali.Stante l'abbondanza della selvaggina e la sconoscenza di un vero addestramento di là da venire. Non di meno le qualità naturali trionfano se ci sono nel dna. La cagna ripeto venne eccellente e fece fare carnieri doviziosi di ogni selvaggina fermabile.
Dai racconti delle sue spettacolari prestazioni venne la mia passione per questa favolosa razza di cani che nessuno si poteva permettere sui miei monti negli anni 50. Il dopo guerra ancora si sentiva prepotente.
Quando mi sposai andai in viaggio di nozze a Roma e lì, tramite un amico cacciatore, riuscii a mettermi in contatto col famoso armaiolo Formica. Aveva un gran pointer con cui faceva monte ottenedone qualche cucciolo. Lo pregai di cedermene un paio e andai a prenderli, col solito compiacente amico. Una bianco nera a toppe larghe e un bianco fegato quasi tutto scuro tranne la parte posteriore della groppa e il rene.
Che cani! A solo dodici mesi ci andavo a beccacce. Questa è l'unica foto della Dea che,purtroppo, mi fu portata via da una epidemia di cimurro troppo presto.Mi lasciò l'amaro in bocca e la convinzione che sui monti erano meglio i Setters. Per molti anni infatti cambiai razza, salvo a tornare indietro quando ebbi dei pointers veramente eccellenti forniti dal mio solito allevatore di Montegranaro.
Mi raccontava lo stesso Ciccio che lo faceva dannare per le volate che faceva sui contrafforti del "Senapite" e al "Timparello di Lirio" cercando coturnici di peso....che ricordavano parecchie notti di Natale. Presto però attaccò a fermare e disse che riportava comne un cocker..stranezze dei Pointer.Alcuni lo fanno e altri invece non lo tollerano.
A quei tempi la velocità e la cerca ampia non erano qualità apprezzate dai cacciatori locali.Stante l'abbondanza della selvaggina e la sconoscenza di un vero addestramento di là da venire. Non di meno le qualità naturali trionfano se ci sono nel dna. La cagna ripeto venne eccellente e fece fare carnieri doviziosi di ogni selvaggina fermabile.
Dai racconti delle sue spettacolari prestazioni venne la mia passione per questa favolosa razza di cani che nessuno si poteva permettere sui miei monti negli anni 50. Il dopo guerra ancora si sentiva prepotente.
Quando mi sposai andai in viaggio di nozze a Roma e lì, tramite un amico cacciatore, riuscii a mettermi in contatto col famoso armaiolo Formica. Aveva un gran pointer con cui faceva monte ottenedone qualche cucciolo. Lo pregai di cedermene un paio e andai a prenderli, col solito compiacente amico. Una bianco nera a toppe larghe e un bianco fegato quasi tutto scuro tranne la parte posteriore della groppa e il rene.
Che cani! A solo dodici mesi ci andavo a beccacce. Questa è l'unica foto della Dea che,purtroppo, mi fu portata via da una epidemia di cimurro troppo presto.Mi lasciò l'amaro in bocca e la convinzione che sui monti erano meglio i Setters. Per molti anni infatti cambiai razza, salvo a tornare indietro quando ebbi dei pointers veramente eccellenti forniti dal mio solito allevatore di Montegranaro.
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